LA STORIA DELL’ORO ALIMENTARE

LA STORIA DELL’ORO ALIMENTARE

Dall’antico oriente agli splendori del Rinascimento, dagli alchimisti agli chef: la storia millenaria di una passione consumata a tavola.

 
L’ORO SACRO DELL’ANTICO EGITTO

Le prime testimonianze sull’oro adibito a uso alimentare risalgono all’Egitto del II millennio a.C.. Lo scopo del suo impiego era essenzialmente votivo: per gli antichi egizi era un modo per avvicinarsi al divino. Era color oro la pelle degli dei raffigurati negli affreschi; erano ornate d’oro le tombe e i sarcofagi dei faraoni; e si mangiava l’oro come cibo sacro capace di ingraziarsi gli dei.

I RACCONTI D’ORIENTE

Marco Polo ne “Il Milione” racconta che le civiltà dell’Estremo Oriente si cibavano d’oro a scopo votivo fin dai tempi più antichi. Come gli egizi, credevano che nutrirsi del prezioso metallo attraesse il favore delle divinità. Un approccio più laico è invece quello ampiamente testimoniato in Giappone: là, nell’antichità, l’oro si usava esattamente come lo usiamo noi oggi, come decorazione di cibi e bevande. Le bottiglie di sake lucevano di fiocchi d’oro e i piatti più speciali erano arricchiti del bagliore di quella polvere preziosa. È probabile che questa usanza sia nata nell’ambito dei riti della cerimonia del thè, una delle più antiche tradizioni nipponiche.

LO SPLENDORE EUROPEO

In Europa l’oro alimentare arriva nel Medioevo. Amatissimo dai signori del tempo, veniva impiegato per la decorazione delle pietanze in occasione dei banchetti più sontuosi. È rimasto negli annali quello offerto da Gian Galeazzo Visconti nel 1386: per celebrare degnamente le nozze della figlia Violante, il signore di Milano deliziò i suoi ospiti con storioni, carpe, anatre, quaglie e pernici interamente ricoperte da una sottilissima foglia d’oro. Stessa decorazione (stavolta per pane e ostriche) nel 1561 a Venezia, per la festa in onore del principe di Bisignano. Sempre a Venezia, è documentata l’abitudine delle monache del Convento di Santa Maria Celeste di impastare con l’oro alimentare i “bussolai”, biscotti tipici della tradizione veneta. Anche a Padova non si guardava a spese per stupire i propri ospiti: nel XVI secolo il Consiglio Cittadino fu costretto a porre un limite all’impiego dell’oro in cucina: nei pranzi nuziali fu proibito servire più di due portate dorate.

Numerose testimonianze coeve raccontano un impiego analogo dell’oro alimentare nelle principali corti europee dell’epoca: sulle tavole della regina Elisabetta I arance, melograni, datteri, fichi e acini d’uva venivano serviti coperti di una magnifica polvere d’oro.

PREZIOSO TOCCASANA

Molti, nel corso dei secoli, hanno attribuito all’oro poteri curativi. I nativi americani erano convinti che mangiandolo si acquisisse il potere ultraterreno di far levitare i corpi. Risultati meno portentosi, ma pur sempre strabilianti furono quelli promessi dagli alchimisti che a partire dal XV secolo cominciarono a lavorare su medicinali a base d’oro, considerandolo un toccasana per curare moltissime malattie. Nel ‘500 in Europa si affermò la pratica di mangiare a fine pasto un confetto ricoperto di foglia d’oro: era considerato un rimedio sicuro contro ogni tipo di malanno cardiaco. Sempre nel XVI secolo, a Milano, gli speziali presero l’abitudine di rivestire con la foglia d’oro i medicinali, in modo da coprirne il sapore. Fu questa usanza a dare origine al gergale “indorare la pillola”.

LA FAMA MONDIALE

Dopo il XVII secolo si trovano poche testimonianze dell’uso alimentare dell’oro. Il suo splendore si eclissò insieme a quello delle grandi corti, fino a sparire quasi del tutto dalla tradizione culinaria. Spetta a Gualtiero Marchesi il merito di averne riacceso i bagliori: nel 1981 il grande chef inventa il celebre risotto allo zafferano con foglia d’oro. Con questo piatto l’oro edibile riconquista il ruolo di principe della decorazione. Chef stellati, barman pluripremiati, fantasisti del cake design, produttori di cioccolata e di distillati(*) ne consacrano il rilancio a livello planetario, facendo dell’oro alimentare un vero e proprio must della cucina del nuovo millennio.